La scuola non si ferma

ESSERE INSEGNANTI OGGI


Quando ho sentito per la prima volta la notizia della chiusura della scuola non ero ancora consapevole del forte cambiamento a cui dovevo far fronte.
Un cambiamento non solo in termini di competenze tecnologiche ma, soprattutto, di stile di vita quotidiana e lavorativa. L’emergenza mi ha messo di fronte, infatti, alla necessità di scoprirmi insegnante anche a distanza, trovando nuove interconnessioni, nuovi modi per colmare la “non presenza”.
Con tanti miei colleghi, abbiamo trasmesso informazioni, condiviso contenuti, file audio, video, ma soprattutto esperienze. Questo periodo così travagliato è vissuto da tutti noi con il desiderio di esserci per i ragazzi e la tecnologia si è rivelata un alleato potentissimo. Così, alla fine. tutti si sono messi in gioco, anche i più scettici, sperimentandosi in un bel gioco di squadra, a distanza. Telefoni bollenti, “ripetizioni” di tecnologia da parte dei colleghi più esperti, un moltiplicarsi di chat “fiume” e riunioni.
Ci siamo attivati quasi subito proponendo ai ragazzi di incontrarsi in Google Meet e la loro risposta è stata immediata: i ragazzi ne avevano bisogno, la solitudine e la noia li spingevano a cercare il contatto con la scuola e i loro compagni. Dalle chiacchiere iniziali siamo passati alle lezioni vere e proprie. Leggere, ripassare, chiarire dubbi, confrontare i propri compiti con quelli dei compagni, discutere di ciò che stiamo vivendo.

Mi sono chiesta se questa si possa davvero chiamare scuola.
Diciamo cose ovvie quando affermiamo che insegnare implica la presenza, gli sguardi, i movimenti. E’ una soluzione di emergenza che non può sostituire la classe vera. Ma la didattica prosegue grazie all’utilizzo dei dispositivi tecnologici e, anzi, ci permette di fare un balzo in avanti in tema di avanguardia pedagogica che richiede un modo diverso di comunicare e di insegnare.
Anche se a volte essere davanti a uno schermo a parlare, soli, ci fa sentire a disagio, dobbiamo cercare di trasformare quella lontananza in qualcosa di molto più vicino, facendo sentire la nostra a voce e mostrando il nostro volto. Non vogliamo stravolgere la scuola, ma solo cercare di non perderne l’essenza: il rapporto docente-alunno.

Seppur a distanza, la scuola è vicinanza, è stare uno accanto all’altro, è guardarsi, condividere vissuti ed emozioni. La scuola è la rassicurante quotidianità dei volti conosciuti; è sperimentazione di fallimenti e ripartenze; è autonomia, è resistenza.
Resistiamo, allora.

Prof.ssa Franca Guerra


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