THANKS, THANKS A LOT!classe 3C Scuola Salvo D'Acquisto

TENIAMOCI IN CON-TATTO


classe 3C Scuola Salvo D’Acquisto
A cura di Yele Canali Ferrari e Riccardo Reina Associazione Micro Macro
Siamo partiti dalla Dichiarazione dei Diritti Fondamentali dell’Uomo del 1948, cercandone criticamente i riscontri nella realtà contemporanea. Ci siamo soffermati sulla distinzione tra la forma del diritto (la norma) e la sua sostanza (la giustizia). La nostra riflessione attraversa la storia dei diritti come un loop che si ripete: le persone protestano perché i diritti non ci sono, e se ci sono si trasformano in privilegi, perché chiaramente destinati a categorie particolari. Abbiamo lavorato principalmente su due immagini: la prima, quella di un circuito segnato, deciso da altri, in cui si cammina, tutti uguali, tutti allo stesso ritmo e senza possibilità di variazione, facendosi assimilare dal flusso, dalla maggioranza, cercando di ripetere parole, frasi non nostre; è la riproduzione della normalità, il mondo della norma, dove siamo tutti uguali e con gli stessi diritti, ma solo nella forma. La seconda immagine è quella di una manifestazione dove i protagonisti sono le ragazze e i ragazzi: qui abbiamo lavorato su movimenti in loop che si ripetono su un tappeto musicale che varia, attraversando la storia recente delle lotte per i diritti e la giustizia che si sono succedute in tutto il mondo e sono giunte fino a noi, oggi, a passarci il testimone, in una sorta di frammentario viaggio nel tempo: dagli anni ’60, con Blowin in the wind, il discorso di Marthin Luther King e Nina Simone, il movimento per i diritti civili e le proteste contro il razzismo dei bianchi, a London Calling e il movimento punk della fine degli anni ’70, che denunciava i soprusi della guerra, le catastrofi nucleari e i disastri ambientali di quegli anni; c’è un estratto sonoro preso dalla manifestazione di Genova durante il G8 del 2011, dove i movimenti no-global si scontrano con le cariche della polizia, c’è la techno per le controculture più recenti che fioriscono oltre i confini dell’ordine sociale, c’è il rap italiano contemporaneo a denuncia delle disparità economiche, c’è il discorso di Greta Thunberg, che lancia un ultimatum: change is coming, whether you like it or not, il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o meno. E poi ci sono loro, ragazzi e ragazze di terza media, che prendono, finalmente, la parola, per dire la loro e non usare più quelle degli altri, giuste o sbagliate che siano, e che ancora (e ancora, e ancora, e ancora) saranno oggi a protestare, sempre più consapevoli del loro posizionarsi nello spazio, nella strada e nel mondo, sempre più consapevoli dell’eredità che gli viene lasciata dagli adulti: un’eredità cieca, perché non contempla il loro futuro, che però è già il loro presente.

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